Negli ultimi anni la medicina ha fatto passi da gigante: ormai nella stragrande maggioranza dei casi, anche quando si hanno patologie gravi come il cancro, si riesce a batterli, grazie soprattutto a trattamenti sempre più potenti, mirati ed efficaci.
I trattamenti antitumorali, quali la chemioterapia e la radioterapia, possono però avere come effetto collaterale la caduta dei capelli. Quest’evento è vissuto in modo molto diverso dai pazienti: per alcuni mostrare il cranio calvo non è un problema, altri, invece, preferiscono nasconderlo facendo uso di parrucche, cappelli o foulard.
Non tutti i farmaci chemioterapici, naturalmente, causano la caduta dei capelli, anzi talvolta il fenomeno è così lieve da essere difficilmente riconoscibile, eppure, in alcuni casi, invece, i capelli possono cadere parzialmente o completamente, e in altri ancora possono cadere anche le sopracciglia, le ciglia, i peli che ricoprono il pube e tutto il resto del corpo. (fonte Aimac)
Chemioterapia la cuffia per fermare la caduta dei capelli
Di solito i capelli cominciano a cadere nel giro di poche settimane dall’inizio della terapia, benché in alcuni casi, per altro molto rari, il fenomeno possa evidenziarsi nell’arco di pochi giorni.
Ciò è psicologicamente molto stressante, per chi già si trova a combattere contro la malattia, ed ecco perché ci appare di fondamentale importanza l’ultima invenzione messa a segno ripescando un vecchio brevetto di mezzo secolo fa.
Da oggi è possibile sottoporsi alla chemioterapia senza perdere i capelli grazie alla cuffia refrigerata Paxman: per la prima volta all’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino arriva questa rivoluzionaria apparecchiatura, grazie all’Associazione “Insenoallavita” Onlus.
Nello specifico, al Day Hospital oncologico dell’ospedale, dopo un periodo di training formativo per lo staff infermieristico con il dottor Saverio Danese e la dottoressa Elisa Picardo, è in funzione per le pazienti il nuovo dispositivo.
La storia di questo casco nasce dagli imprenditori Paxman negli anni Cinquanta del secolo scorso. I Paxman avevano brevettato un sistema di raffreddamento per la birra, ma la produzione dell’azienda, però, cambiò radicalmente quando la moglie del figlio del fondatore si ammalò di tumore al seno.
Il consorte Glenn, aiutato dal padre Eric e dal fratello Neil, decise di investire tutta la propria conoscenza nel campo dei sistemi di raffreddamento per plasmarli e renderli utili ai malati di tumore che dovevano sottoporsi alla chemioterapia. La moglie diventò la prima donna a sperimentare la “cuffia”, anche se su di lei lo strumento, ancora primitivo, non ottiene l’effetto sperato e per di più la donna morì.
La famiglia comunque non si arrese e dopo diversi studi e ricerche, nel 1997, la Paxman creò il primo prototipo ufficiale, installato alla Huddersfield Royal Infirmary. Oggi Paxman è l’unico produttore di questo tipo di tecnologia.
Il Paxman Scalp Cooling permette di raffreddare il cuoio capelluto fino a una temperatura di – 4° centigradi, ‘congelando’ i follicoli piliferi attraverso una riduzione del flusso sanguigno. La perdita dei capelli a seguito di alcuni trattamenti di chemioterapia si verifica a causa dell’atrofia parziale o totale della radice del bulbo pilifero, “attaccato” dal farmaco. Il sistema del raffreddamento produce invece una sensibile riduzione del flusso di sangue ai follicoli piliferi, preservandoli in questo modo dalla distruzione.
Quello del nosocomio torinese non è un esordio assoluto in Italia, dato che dal 2013 il dispositivo è in sperimentazione presso l’ospedale di Carpi, dove il successo per le pazienti colpite da cancro alla mammella è risultato essere compreso tra il 55% e il 62%.