Quando si parla di “catarsi”, generalmente i fa riferimento alla cerimonia di purificazione che si ritrova in diverse concezioni religiose ed in rituali magici che di solito prescrivevano il sacrificio di un capro espiatorio.
Questo è il suo senso più profondo ed originario, ma è possibile vivere una “catarsi” anche interiore, ed infatti in psicologia non è raro sentir parlare di catarsi emotiva: ma di cosa si tratta?
Si tratta naturalmente sempre di una purificazione, ma di mente ed anima: in pratica si cerca di liberarsi di tutti i sentimenti negativi e nocivi per il proprio benessere psico-fisico.
Attraverso la catarsi, si allontanano dalla mente la rabbia, la tristezza e le frustrazioni, si scava nel profondo e si scoprono sentimenti talmente profondi da essere stati repressi per anni.
La catarsi ha acquisito rilievo nella psicologia grazie a Sigmund Freud e Joseph Breuer. Quest’ultimo sviluppò un trattamento psicologico che chiamò catartico per affrontare l’isteria, una strategia terapeutica per portare alla luce emozioni represse attraverso l’ipnosi o la terapia.
Freud invece credeva anche la catarsi potesse svolgere un ruolo importante nell’alleviare i sintomi di angoscia ed ansia, a patto però di riuscire a tirar fuori i sentimenti negativi nascosti nell’inconscio, la parte della mente di cui non siamo consapevoli.