Come ogni anno, attorno a Sanremo e ai suoi protagonisti, scoppia la polemica sui cachet: se nulla se è potuto dire su Maria De Filippi, che ha dichiarato la sua partecipazione a titolo del tutto gratuito, si sono sprecate le critiche contro Carlo Conti, che per le cinque giornate della kermesse canora percepirà 650mila euro, con un aumento di 100mila euro rispetto all’anno precedente.
Se è vero che questo è un periodo difficilissimo per il nostro paese, con mezza nazione flagellata dal terremoto e dalla neve, è anche vero che tutto non può essere scaricato sulle spalle di un uomo che comunque fa il suo lavoro, anche se lautamente retribuito.
In difesa di Conti si è subito schierato Fiorello: “Conti vince il Festival dell’insulto perché lui guadagna dei soldi, è riuscito nel suo intento, quando da ragazzino, poverino lui non ha il papà tra l’altro, lui da solo ha cominciato a lavorare nei teatri, nei localini. Poi piano piano i primi successi, fino all’arrivo alla Rai, a Solletico, fino a che a 54 anni suonati approda a Sanremo e finalmente riesce a guadagnare dei soldi e… viene insultato perché ce l’ha fatta”.
Lo stesso Carlo Conti è intervenuto, su Chi, in prima persona per difendersi ritenendo la polemica un attacco gratuito e personale: “Mi dispiace molto. Comprendo il sentimento che parte da un disagio che c’è nella società ma bisognerebbe sapere i fatti. Non perché un giornale fa un titolo e scrive una cifra allora è quella giusta e viene cavalcata in maniera populistica. Ci sono altri modi in cui ciascuno di noi fa qualcosa per chi vive un’emergenza, ed è bello se rimane privato. Se quello che devolvo in beneficenza lo devo rendere pubblico per farmi bello allora perderebbe di quella forza che parte da un comandamento: “Ama il prossimo tuo”. Se voglio fare qualcosa di importante per gli altri mi sento più ricco se non lo faccio sapere. Ho sempre pensato di dover restituire la grandissima fortuna che ho avuto nella vita e nel lavoro. Quello che mi dispiace è l’attacco personale, gratuito, senza sapere le cifre, senza sapere che negli ultimi due anni il Festival ha prodotto ricchezza per la Rai, senza sapere che molti programmi si ripagano con la pubblicità non attingendo minimamente al canone anzi portando utili importanti.”
Personalmente non credo si critichi né Conti né Baglioni. Hanno del resto solo accettato un lavoro. Quello che la gente credo non sopporti più, tra difensori e sconfitti, è un sistema che alimenta sempre così tanta differenza tra chi è retribuito molto e chi lo è poco, a volte niente. Un tetto massimo, etico, personalmente lo apprezzerei, in particolare quando a pagare è una azienda che usa i soldi di tutti noi.