Quella che comunemente conosciamo come calvizie è una tipologia di perdita di capelli dovuta ad una suscettibilità del follicolo pilifero ad una miniaturizzazione di tipo androgenetico. L’alopecia androgenetica è la tipologia di calvizie più comune e interessa il 70% degli uomini e il 40% delle donne ad un certo stadio della loro vita.
La calvizie o alopecia androgenetica (tipica degli uomini) si manifesta solitamente con il diradamento dei capelli che interessa le tempie, la fronte o la parte superiore del cranio e progredisce in maniera più o meno rapida innalzando la linea della cosiddetta “attaccatura” dei capelli.
L’alopecia areata, invece, è una forma di calvizie con chiazze rotonde prive di capelli, che spesso si sviluppa in età adulta portando a una perdita rapida ma di solito transitoria in alcune regioni del cuoio capelluto.
Le principali cause di calvizie possono essere molteplici e spesso di pertinenza dermatologica e spaziano dall’alopecia areata, al lupus, al lichen, a disturbi endocrini quali quelli tiroidei, a carenza di ferro, diete eccessivamente restrittive, utilizzo prolungato di alcuni farmaci, febbri alte, stress ed altre ancora.
Ma a quanto pare una causa concomitante può essere anche un’alimentazione sbagliata: una dieta troppo grassa favorisce infatti la perdita di capelli e l’incanutimento, oltre a favorire le lesioni cutanee.
A dirlo uno studio condotto dai ricercatori della Johns Hopkins University negli Stati Uniti e pubblicato su Scientific Reports, che potrebbe ora aprire la strada a nuove terapie nell’uomo sia contro la calvizie che contro le ferite dovute a diabete o chirurgia plastica.
Precedenti studi avevano già dimostrato come alcuni cibi possano influire sulla produzione dei glicosfingolipiti (GLS), i grassi che costituiscono non solo la pelle ma anche altre membrane cellulari, ma gli studiosi americani hanno voluto approfondire la questione.
I ricercatori hanno dunque sottoposto due gruppi di topi a due diete diverse per capire in che modo la produzione dei GLS potesse influire sulla pelle e sulla pigmentazione dei capelli.
Il primo gruppo veniva alimentato con un’alimentazione occidentale, ricca di grassi e di colesterolo, e gli studiosi hanno notato, fin da subito, la perdita della peluria con conseguente incanutimento e il presentarsi di lesioni cutanee. Diversamente nei roditori a cui era stata data una dieta sana ed equilibrata, queste conseguenze non si verificavano.
Non tutto è perduto, però: secondo gli esperti, una nuova molecola, testata con successo su topi riesce ad agire su questo meccanismo. Nello specifico, sono però riusciti a ridurre gli effetti negativi dei grassi sui roditori, sottoponendo questi ultimi al trattamento con D-PDMP, un composto che blocca la produzione di GLS. Riducendo il numero di neutrofili, hanno cosi ottenuto un miglioramento dell’infiammazione cutanea e dei risultati positivi sulla perdita del pelo.
Naturalmente tutti gli esperimenti sono stati condotti sui topi, e non c’è sicurezza che possano essere replicati perfettamente sugli uomini, ma di certo i risultati, ha commentato Subroto Chatterjee, professore alla Johns Hopkins University, “mostrano che una dieta occidentale provoca la perdita e l’imbiancamento dei capelli e l’infiammazione della pelle nei topi. Crediamo che un processo simile avvenga in uomini quando mangiano una dieta ricca di grassi e colesterolo”.