La lingua italiana è bellissima per la musicalità dei suoi suoni, soprattutto se paragonate ad altre lingue dai suoni più “gutturali”, ma anche per la potenziale infinità delle sue parole: l’italiano è infatti formato da un vocabolario ampissimo, che lo è ancora di più se si considera che ogni parola può avere più di un significato.
Prendiamo ad esempio la parola “calle”: una parola non certo comune, di cui molti non conosceranno neppure uno dei suoi significati, ma che al contempo indica un particolare tipo di fiore e una stradina tipica veneziana.
Le calle, scientificamente denominate Zantedeschie dal nome del botanico italiano Francesco Zantedeschi, sono piante chiamate comunemente anche fiori o gigli del Nilo.
Questi fiori presentano steli lunghi, anche oltre i 50 cm, e sono formati da una unica foglia, generalmente bianca, avvolta ad imbuto, la spata, che racchiude lo spadice.
Sono molto eleganti e raffinati, amatissimi per le cerimonie più solenni e per addobbare in occasione dei matrimoni.
Eleganti e raffinati sono anche le “calle” veneziane, tipiche stradine di varia larghezza che caratterizzano tutto il centro pedonale della città lagunare.
Le varie calle si intersecano in fitti reticoli e, se le più larghe possono arrivare ad essere ampie anche metri, le più strette non superano qualche decina di centimetri, difficili da percorrere: la più celebre è Calle Varisco, nel sestiere di Cannaregio, che misura solo 50 centimetri.
Al contrario, quando sono particolarmente importanti e lunghe, le calle possono essere chiamate “Ruga”.