Quando ci troviamo a mentire per un qualsiasi motivo non facciamo differenze tra “bugia” o “menzogna”.
Quando, nel linguaggio comune, facciamo riferimento a qualcosa di non veritiero che ci è stato raccontato, lo apostrofiamo come “bugia” o “inganno”, indifferentemente, usandoli quindi impropriamente come se fossero sinonimi.
Ma in realtà questi due termini hanno una connotazione diversa tra loro, ed anche un diverso grado di “gravità” in quello che appunto viene detto e raccontato.
Cominciamo subito col definire la bugia, che altro non è che un qualcosa che intenzionalmente viene raccontato diversamente da quello che è in realtà: una cosa falsa, raccontata per difendere se stessi o qualcun altro.
Molto spesso si parla anche di “bugia bianca”, che è quella raccontata a fin di bene, per tutelare qualcuno, in genere facendo riferimento ai bambini.
Ben differente è invece la connotazione di menzogna: la menzogna è un qualcosa di molto grave, che generalmente infama, o comunque punta a far del mare e a danneggiare qualcun altro, sovente per trarvi un vantaggio personale.
Per gli esperti, la menzogna presuppone sempre la presenza di tre elementi: la falsità del contenuto di quanto si è detto, la consapevolezza di tale falsità e l’intenzione di ingannare il destinatario del messaggio.