Mal di testa? Mal di denti? Congestioni? Sintomi influenzali? Brividi e accenni di febbre? Niente paura, in questo periodo sono sintomi che sentiamo tutti e che possono essere alleviati grazie alla provvidenziale aspirina.
Ma il più celebre degli analgesici a chi deve i suoi natali?
Cominciamo subito col dire che il nome è stato coniato dall’azienda chimica Bayer, che ha inventato il nome “Aspirin” combinando la A (da cloruro di acetile), con SPIR dalla pianta da cui si estrae l’acido salicilico (spirae ulmaria) e il suffisso IN, comune per i farmaci a quel tempo.
Se già Ippocatre (460-377 a.C.), il padre della medicina, conosceva l’azione analgesica della linfa estratta dalla corteccia di salice che conteneva, come oggi sappiamo, l’acido salicilico, è solo nel 1828 che iniziano i primi studi moderno.
Nel 1838, il chimico italiano, Raffaele Piria, scoprì l’acido salicilico e nel 1853 Charles Frédéric Gerhardt, un chimico francese, produsse l’acido acetilsalicilico, anche se in forma impura, con gusto sgradevole e spesso con riflessi negativi sulla mucosa gastrica.
Il procedimento di acetilazione risultò così complesso da scoraggiare le aziende farmaceutiche, tanto da ritardare di circa 44 anni il passo successivo.
Il merito di aver ideato un farmaco ben tollerato dai pazienti, e avente gli stessi effetti, va invece a Felix Hoffmann, che può essere definito il vero e proprio inventore dell’Aspirina.
Il padre di Felix, affetto da una grave forma di malattia reumatica, assumeva il salicilato di sodio che gli conferiva un grande giovamento, nonostante il sapore sgradevole e l’effetto gastrolesivo. Nel tentativo di migliorare la qualità di vita del padre, Felix Hoffmann iniziò a condurre indagini sistematiche alla ricerca di un composto efficace e tollerabile, alternativo al salicilato di sodio.
Il 10 agosto 1897 egli descrisse nelle sue note di laboratorio l’acido acetilsalicilico (ASA), da lui sintetizzato in forma chimicamente pura e stabile.