Se siete in dolce attesa o avete in progetto di allargare la famiglia, sono tante le domande che vi troverete a porvi, ma una delle più ricorrenti sarà senz’altro: per quanto tempo bisogna allattare? Quanti mesi è indispensabile e quando poi diventa controproducente?
Se è vero che non esiste un tempo “universalmente adatto” in cui allattare il proprio figlio esclusivamente al seno e quando è invece tempo di svezzamento totale, nella realtà ci sono delle regole di massima da seguire.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, come raccomandazione di salute pubblica mondiale, l’allattamento deve essere esclusivo, senza cioè l’aggiunta di acqua, succhi o tisane sino ai sei mesi compiuti, prevalente fino all’anno e complementare sino ai due anni ed oltre.
Il latte materno del resto è un alimento importantissimo: possiede tutti i nutrienti necessari nella prima fase della vita dei neonati e contiene sostanze in grado di proteggerli da infezioni e a favorirne il corretto sviluppo.
L’allattamento inoltre riduce il rischio di patologie nella mamma come l’osteoporosi, ma anche il tumore al seno e all’ovaio e il livello di questa protezione è proporzionale alla durata complessiva degli allattamenti.
Anche l’allattamento prolungato, oltre i due anni, non è un male assoluto, non danneggia il bambino, anzi, apporta numerosi guadagni di salute sia per il piccolo sia per la mamma, ma attenzione a non esagerare e a sfociare nel cosiddetto “allattamento selvaggio”.