Da anni ormai il trend, purtroppo, è in costante ascesa: tra il 2014 e il 2017, solo meno della metà degli adulti in Italia, fra i 18 e i 69 anni, dichiara di non consumare bevande alcoliche, ed 1 persona su 6 ne fa un consumo a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione.
Il consumo di alcol è la condizione di un uomo o una donna che ha consumato bevande alcoliche, almeno una volta negli ultimi 30 giorni.
Il consumo di alcol a maggior rischio è definito, per ciascun sesso, in base alla quantità di alcol abitualmente ingerito e alle modalità di consumo alcolico.
L’alcol ingerito viene assorbito attraverso l’apparato digerente ed entra nel sangue, attraverso cui si diffonde in tutto l’organismo, cervello compreso. Il fegato è l’organo incaricato di trasformarlo e per farlo mette all’opera degli enzimi specifici. L’eliminazione avviene invece per merito dei reni (urina), dei polmoni (respiro) e della pelle (sudore).
L’alcol ingerito a forte dosi altera il metabolismo, può influire sulla pressione sanguigna e causare forme di intossicazioni, anche gravi.
Gli effetti dell’alcol sul nostro organismo variano comunque in base alla dose di alcol che si ingerisce, alla concentrazione alcolica della bevanda e al fatto che l’alcol venga ingerito a stomaco vuoto oppure durante e dopo i pasti. Contano, infine, le differenze tra individuo ed individuo, quali il peso corporeo, il sesso e lo stato di salute.
L’alcol presente nel sangue di chi beve allunga i tempi di reazione, riduce l’acutezza visiva e ostacola la coordinazione motoria. Bevendo quantità più elevate di alcol la guida diventa sempre più imprecisa e si è incapaci di fronteggiare gli imprevisti. Per non correre inutili pericoli e non farli correre agli altri è sempre meglio non bere affatto prima di mettersi alla guida di un veicolo.
Le dosi massime giornaliere consigliate sono di 2-3 Unità Alcoliche per gli uomini, 1-2 Unità Alcoliche per le donne, 1 Unità Alcolica per gli anziani. Una Unità Alcolica (U.A.) corrisponde a circa 12 grammi di alcool; tale quantità è contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in una dose da bar (40 ml) di superalcolico a gradazione media.
Purtroppo gli ultimi dati diffusi parlano di un consumo ben differente rispetto a quello raccomandato: sono quasi nove milioni i bevitori considerati in pericolo, 650 mila hanno un consumo dannoso o una dipendenza.
I dati sono stati svelati in occasione dell’Alcohol Prevention Day dall’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui tra i consumatori a rischio sono circa 1,7 milioni i giovanissimi (tra gli 11 e i 25 anni, con un picco di bevitori tra i 16 e i 17 anni, mentre sono 2,7 milioni gli ultra 65enni).
Il numero degli italiani che consumano alcol è rimasto all’incirca stabile nel corso degli ultimi 3 anni, oscillando intorno ai 35 milioni. In media, quindi, circa il 65% degli italiani consuma bevande alcoliche.
“L’86% delle malattie cronico-degenerative di cui soffrono gli italiani è causata da un comportamento a rischio, quindi da fattori modificabili, tra cui il consumo eccessivo di alcol. Un problema ancora più preoccupante se si pensa che colpisce anche i giovanissimi. E’ necessario impegnarsi ancora di più in strategie di prevenzione e riorganizzazione dei sistemi sanitari per la prevenzione delle patologie alcol, correlate con un risparmio enorme in termini di costi anche per il Servizio sanitario nazionale. La prevenzione ne garantisce la sostenibilità,” spiega Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.
“Nonostante la prevenzione e la sensibilizzazione i giovani restano ancora un obiettivo trascurato della prevenzione vera e multidimensionale, tanto che l’alcol rappresenta in Italia ancora la prima causa di morte e disabilità tra i giovani fino a 24 anni. Ma non è questione che riguarda solo i giovani. L’analisi del trend mostra che, a fronte della diminuzione registrata rispetto agli anni 2007-2011, dal 2012 il consumo a rischio non mostra l’auspicata battuta d’arresto e attesa diminuzione, rimanendo pressoché invariato sia per gli uomini che per le donne. Va perciò ribadita l’urgenza di rinnovati sforzi di iniziative coordinate di prevenzione, comunicazione, informazione rivolte all’intera popolazione e formazione per gli operatori sanitari”, per Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol.
Va comunque aggiunto che l’Ona ha anche coordinato, per conto della Joint Action europea RARHA (Reducing Alchol Related Harm), un’indagine sui modelli di consumo negli Stati membri UE. In Italia, su un campione di 1500 persone tra i 18 e i 65 anni, è emerso che siano tra i Paesi più sensibili al problema alcol e tra i più favorevoli a misure di controllo.