Affitta se stesso alle persone per non fare nulla

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In Giappone, un uomo ha trovato un modo singolare di guadagnarsi da vivere: si affitta a persone sole per “non fare nulla. Nelle strade affollate di Tokyo, Shoji Morimoto, 40 anni, ha creato un servizio che sfida le convenzioni tradizionali del lavoro e della socialità, sfruttando una nicchia unica all’interno della gig economy. Il suo lavoro consiste semplicemente nell’offrire la propria presenza a chiunque ne abbia bisogno.

Affitta se stesso alle persone per non fare nulla
foto@pixabay

Il concetto è piuttosto semplice: per un compenso di 10.000 yen (circa 60 euro), Morimoto accompagna i suoi clienti in diverse attività quotidiane, senza però dover conversare o intrattenere. Il suo ruolo è limitato a essere presente, nient’altro. Questo curioso servizio ha attirato un’ampia gamma di persone, ciascuna con motivazioni diverse per cercare la compagnia di Morimoto.

Alcuni clienti lo assumono per attività ordinarie come andare a cena o fare il tifo alla fine di una maratona, mentre altri richiedono la sua presenza in situazioni più delicate dal punto di vista emotivo. In un caso particolarmente toccante, una donna che aveva perso il suo compagno per suicidio ha chiesto a Morimoto di indossare il cappello del defunto e di sedersi con lei mentre ricordava i momenti trascorsi insieme.

Il suo approccio è distaccato e professionale: raramente prende l’iniziativa di parlare e si mantiene emotivamente distante dai clienti. Paradossalmente, questa neutralità è parte del fascino che attira molti a cercare i suoi servizi.

La nascita di questo insolito business ha sollevato dibattiti sul significato delle connessioni umane nella società moderna. Da un lato, alcuni vedono l’idea di Morimoto come una risposta creativa al problema della solitudine, offrendo una presenza non invadente a chi non si sente a proprio agio nel condividere pensieri o esperienze con amici o familiari. Dall’altro, i critici sostengono che questa pratica evidenzi una tendenza preoccupante: l’incapacità o la riluttanza delle persone a costruire relazioni profonde e autentiche.

Indipendentemente da come si giudichi questo fenomeno, l’esperienza di Morimoto solleva domande importanti sulle trasformazioni delle interazioni sociali in un’epoca sempre più digitale e frammentata. Ci spinge a riflettere su cosa consideriamo veramente significativo nelle nostre relazioni e su come definiamo la compagnia nel mondo contemporaneo.

Con il continuo aumento dei casi di solitudine e isolamento sociale, probabilmente assisteremo all’emergere di nuovi servizi non convenzionali che cercano di colmare i vuoti nella connessione umana. Resta da vedere se questi servizi contribuiranno o meno a migliorare la nostra capacità di costruire legami duraturi. Nel frattempo, Shoji Morimoto prosegue con il suo originale servizio, offrendo una compagnia silenziosa e discreta a chiunque ne senta il bisogno.

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