Un altro doloroso addio nel mondo del cinema: a 90 anni si è spento a Cracovia il celebre regista polacco Andrzej Wajda.
Uomo molto amato per il suo indiscutibile genio creativo, Wajda è stato sempre in prima linea nella lotta non violenta per cambiare il suo paese: dai primi film nell’era del disgelo poststaliniano, con Gomulka dittatore vicino a Kruscev al potere a Varsavia, al 1980 quando con gli scioperi dei cantieri di Danzica nacque Solidarnosc, il regista non ha mai nascosto la sua posizione.
Il suo capolavoro assoluto, che resterà nella storia del cinema è I dannati di Varsavia, sconvolgente e claustrofobico film del 1957 in cui racconta un vero episodio della resistenza polacca all’invasione nazista nel 1944: la fuga di un gruppo di soldati e partigiani attraverso le fogne della città per sfuggire all’accerchiamento nemico.
Nel 1981 vinse la Palma d’oro a Cannes per “L’uomo di ferro” che raccontava la storia di Solidarnosc; diversi suoi altri film, sulla storia della Polonia, sono stati nominati in numerosi festival in giro per il mondo.
Considerato uno dei cineasti polacchi di maggior rilievo, era stato nominato all’Oscar nella categoria miglior film straniero in tre occasioni: oltreché per l’Uomo di Ferro, anche per La terra della Grande Promessa e nel 2008 per Katyn.
Nel 2000 ha vinto un Oscar alla carriera.