Un numero significativo di persone soffre di acufene, una condizione la cui origine rimane ancora poco chiara. In passato, l’acufene era considerato un disturbo senza cure, ma i recenti progressi tecnologici hanno aperto nuove possibilità di ricerca, favorendo lo sviluppo di metodi innovativi per alleviarne i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
L’acufene, spesso considerato un sintomo di altri disturbi piuttosto che una malattia a sé stante, può essere innescato da diverse cause, come la malattia di Meniere, l’ipertensione, la perdita uditiva legata all’invecchiamento o gli effetti collaterali di alcuni farmaci. Sebbene non esista un trattamento farmacologico specifico per questa condizione, Treble Health offre una soluzione promettente per chi ne è affetto.
Gli scienziati hanno creato i Treble Maskers, dispositivi progettati nell’ambito della terapia cognitivo-comportamentale. Questi strumenti includono cuffie speciali per il riposo notturno, tecniche di mindfulness e apparecchi acustici per mascherare i sintomi dell’acufene, integrando l’educazione sulla condizione con la terapia sonora.
La terapia sonora utilizza dispositivi di mascheramento che generano suoni come il rumore bianco o rosa; il primo combina diverse frequenze, mentre il secondo offre un suono più morbido. Tra i suoni raccomandati per il mascheramento vi sono quelli rilassanti della natura, come lo scorrere dell’acqua o il canto dei grilli.
Questi dispositivi rappresentano un approccio terapeutico pratico ed efficace per gestire l’acufene, mentre la ricerca continua a cercare una soluzione definitiva che possa risolvere il problema alla radice.
Studi recenti su ratti con acufene cronico hanno mostrato risultati incoraggianti. Utilizzando la stimolazione del nervo cervicale e l’emissione di toni specifici, i ricercatori sono riusciti a ridurre i sintomi dell’acufene. Questo apre nuove prospettive per lo sviluppo di trattamenti applicabili all’uomo.
Il metodo adottato, noto come stimolazione del nervo vago (VNS), mira a modificare l’attività cerebrale. Dopo tre settimane di trattamento, i ratti hanno mostrato miglioramenti significativi, come confermato dall’analisi dell’attività cerebrale.
“Il nostro obiettivo finale non è semplicemente coprire l’acufene, ma eliminarne la causa,” ha affermato il Dr. Michael Kilgard dell’Università del Texas.
Questo trattamento, attualmente in fase sperimentale sugli animali, potrebbe aprire la strada a una futura eliminazione dell’acufene negli esseri umani, portando nuova speranza a chi ne soffre.