Sull’isola dell’accoglienza, Lampedusa, alla fine sbarca anche Matteo Salvini.
Col suo carico di contrarietà il leader leghista arriva nell’isola di Lampedusa, dove Giusi Nicolini, intelligentemente, e al contrario di De Magistris, aveva detto che l’accoglienza è un tratto fondamentale dell’isola, e che quindi si sarebbe comportata conseguentemente anche col leghista.
Anche l’accoglienza di Salvini, in fondo, è un fatto umanitario, un atto dovuto proprio a tutti, perché in democrazia funziona così.
Continuano così le peregrinazioni italiane del leader della Lega, che va pochissimo a Strasburgo e molto in giro per l’Italia.
Bossi gliel’ha detto che ogni volta che varca i confini della Padania, può anche conquistare in loco cento voti, ma ne perde mille al nord. E Bossi di queste cose se ne intende.
Così come sa pure benissimo che il leader del centrodestra non sarà mai Salvini stesso, nonostante il ragazzo si miri a diventare popolare pure al sud.
Lì le logiche e la politica sono diverse, eppure Matteo sembra ancora non averlo capito.
A Lampedusa, col solito codazzo, viene a spiegare: “Mentre Merkel, Renzi, Gentiloni, Alfano, sfilano e brindano a Roma per una festa dell’Europa che è diventata un incubo, io sono qui per chiedere che l’Italia difenda i propri confini”. Forse con le armi e con i denti, chissà.