A breve non esisterà più la morte definitiva

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Secondo un rinomato scienziato, l’idea che la morte sia definitiva potrebbe presto essere superata grazie ai progressi scientifici, che potrebbero permettere agli esseri umani di vivere indefinitamente. Sam Parnia, esperto in rianimazione e professore associato di medicina presso il Langone Medical Center della New York University, sostiene che il concetto di morte non sia altro che un “processo di lesione” che, con le giuste tecnologie, potrebbe essere invertito.

A breve non esisterà più la morte definitiva
foto@pixabay

Parnia ha iniziato a interessarsi profondamente al tema della morte nel 1994, quando un paziente con cui aveva parlato poco prima morì improvvisamente nell’ospedale in cui lavorava. Questa esperienza lo ha portato a esplorare l’idea che i cervelli umani possano rimanere “recuperabili” anche giorni dopo la morte, e che i corpi possano continuare a funzionare con il progresso della scienza.

Il professor Parnia è convinto che, in futuro, sarà possibile riportare in vita persone considerate clinicamente morte, superando limiti che oggi sembrano insormontabili.

La gente una volta pensava che il volo fosse impossibile, figuriamoci andare oltre l’atmosfera terrestre“, ha affermato, aggiungendo che l’umanità ha sempre sfidato e superato i confini del possibile. Queste dichiarazioni coincidono con l’uscita del suo nuovo libro “Lucid Dying“, in cui esamina nuove prove che suggeriscono che la resurrezione dei morti potrebbe non essere così difficile come si credeva.

Parnia sfida l’idea tradizionale della morte, descrivendola come uno stato “reversibile” e non definitivo. Ha citato un esempio tratto dal suo laboratorio presso la NYU Langone, dove si è scoperto che le cellule cerebrali potevano mantenere la piena funzionalità fino a 48 ore dopo essere state rimosse dal corpo, grazie all’uso del ghiaccio per preservarle. Questo, secondo Parnia, rappresenta un punto di svolta significativo nella nostra comprensione della morte e della possibilità di invertire il processo.

Nonostante gli scetticismi sul fatto che queste previsioni possano realizzarsi nel corso della sua vita, Parnia rimane fiducioso e ritiene che, un giorno, riportare in vita persone dichiarate morte sarà una pratica comune. Egli respinge inoltre le critiche che vedono il suo interesse per l’aldilà come macabro, definendolo invece un campo di ricerca pieno di speranza e vitalità.

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