Maria Branyas Morera, la donna più longeva mai documentata, ha lasciato il mondo nell’agosto 2024 all’età di 117 anni. Ma cosa si nasconde dietro la sua incredibile longevità? Un recente studio condotto sul suo microbioma e DNA ha rivelato un aspetto sorprendente: le sue cellule avevano la capacità di funzionare come se fossero 17 anni più giovani.

Una genetica straordinaria e un microbioma unico
Gli scienziati dell’Università di Barcellona, guidati dal professor Manel Esteller, hanno analizzato il “genoma privilegiato” di Maria Branyas Morera prima della sua morte. I risultati, pubblicati dal quotidiano catalano Ara, hanno evidenziato che il suo microbioma aveva caratteristiche simili a quelle di un neonato. Questa particolare configurazione genetica ha contribuito a preservare la sua lucidità mentale fino agli ultimi anni di vita, con problemi di salute limitati a dolori articolari e perdita dell’udito.
Lo studio, considerato uno dei più completi mai realizzati sui supercentenari (persone che superano i 110 anni), offre nuove prospettive sulla correlazione tra genetica e invecchiamento. Secondo gli esperti, il caso di Maria dimostra che longevità e malattia non sono necessariamente collegate.
Stile di vita e abitudini salutari: il mix vincente
Oltre a una predisposizione genetica favorevole, Maria Branyas Morera ha adottato scelte di vita che hanno contribuito al suo straordinario traguardo:
- Dieta mediterranea ricca di alimenti naturali e tre yogurt al giorno
- Nessun consumo di alcol e fumo
- Attività fisica costante, come lunghe passeggiate
- Forte legame con la famiglia e gli amici
- Stabilità emotiva e atteggiamento positivo
Questi fattori sembrano aver giocato un ruolo chiave nel mantenere il suo corpo e la sua mente in salute, ritardando il processo di invecchiamento.
Un secolo di storia e resilienza
Nata a San Francisco il 4 marzo 1907, Maria ha vissuto alcuni degli eventi più significativi della storia moderna, tra cui la Prima Guerra Mondiale, la Guerra Civile Spagnola, la Seconda Guerra Mondiale e due pandemie globali: l’influenza del 1918 e il Covid-19. Nel 2020, all’età di 113 anni, è risultata positiva al Covid, ma ha affrontato la malattia in modo asintomatico e si è ripresa rapidamente.
Nel gennaio 2023 è stata riconosciuta dal Guinness dei Primati come la persona più anziana del mondo, succedendo alla suora francese Lucile Randon.
Alla domanda sul segreto della sua longevità, Maria ha risposto con saggezza:
“Ordine, calma, buoni rapporti con la famiglia e gli amici, contatto con la natura, stabilità emotiva, pochi rimpianti, positività e distanza dalle persone tossiche. Credo che la longevità sia anche una questione di fortuna e buona genetica.”
Dopo la sua scomparsa, il titolo di persona più anziana del mondo è passato alla brasiliana Ina Lucas, di 116 anni, secondo il sito LongeviQuest.
Un’eredità per la scienza
Gli studiosi sperano che lo studio su Maria Branyas Morera possa fornire informazioni fondamentali per lo sviluppo di nuove terapie anti-invecchiamento. La sua storia dimostra che vivere a lungo non significa necessariamente convivere con malattie debilitanti, e che genetica e stile di vita possono influenzare profondamente il processo di invecchiamento.
Il caso di Maria apre nuove prospettive per la ricerca sulla longevità, offrendo preziosi spunti per migliorare la qualità della vita anche in età avanzata.